Si trova sul crinale della collina ad ovest del borgo e domina il fondovalle. Fu eretta nel 1689 dal popolo, divenne arcipretura nel 1728 e fu restaurata nel 1792. La costruzione non nasconde segni visibili di richiamo con gli stili architettonici precedenti tanto che lo stile romanico e quello barocco sembrano essere stati uniti in modo perfetto. Sulla facciata, sopra il portale si apre una nicchia e più in alto una finestra affiancata da due aperture rettangolari chiuse. Il fianco sinistro presenta due ordini di finestre, quadrangolari in alto e semicircolari nella parte inferiore. L’interno presenta una navata unica, se escludiamo l’insenatura a vano dei sei altari laterali, dedicati alla Madonna del Rosario, alla Madonna Assunta, alle Anime Purganti (sopra il quale troviamo il quadro che le raffigura nelle fiamme degli Inferi), a S. Antonio da Padova e infine uno all’Angelo Custode. L’altare maggiore è maestoso, impreziosito da una balaustra di marmo bianco che ne decanta ulteriormente la bellezza e dal singolare tabernacolo posto ad un’altezza maggiore rispetto a quelli che troviamo nelle altre chiese. Ai lati dell’altare maggiore troviamo gli affresci che raffigurano gli Apostoli. Dietro l’altare c’è la cantoria. Si conserva una reliquia del velo della Beata Vergine Maria che si espone a venerazione e si presenta a baciare ai fedeli nella festa dell’Assunta. Troviamo due oggetti di particolare pregio: due calici, uno tutto d’argento e l’altro con rifiniture in argento e con piede d’ottone. A sinistra dell’altare maggiore possiamo ammirare le statue della Beata Vergine Maria, di S. Giuseppe e di S. Caterina Vergine e Martire. La Parrocchia custodisce un pregevole organo settecentesco che accompagna ancora oggi i canti durante la S. Messa domenicale. Trattasi di un organo costruito dai F.lli Grinda di Nizza nel 1804 per la cattedrale di Albenga, in seguito (fine 800)restaurato e ampliato dalla officina toscana Agati Tronci e spostato, nella sede attuale.
Un tempo la Chiesa si apriva di mattina e si chiudeva di sera dopo l’Ave Maria.
L’amministrazione dei beni era tenuta dal parroco assistito dalla fabbriceria. Il parroco non era però il Presidente. La fabbriceria si componeva di sette membri, uno ecclesiastico e sei laici. Parroco e Sindaco erano considerati membri di diritto. La fabbriceria presentava il bilancio preventivo e il rendiconto che veniva approvato dall’Ordinario in occasione della visita pastorale fatta ogni anno dal Vicario.
L’archivio della Parrocchia era conservato nella casa canonica. Secondo il Decreto di Napoleone del 1809 era la fabbriceria che nominava l’Ordinario, nella persona di due membri e del Prefetto. Non era richiesta una vera e propria approvazione da parte dell’Ordinario per la sua costituzione.
Nel 1938 il parroco chiese la soppressione della fabbriceria non avendo più beni patrimoniali redditizi intitolati all’Assunta quali fondi, ma solo elemosine elargite dai fedeli durante le funzioni religiose.