Il relitto del Piroscafo Umberto Primo: il video

LA STORIA

La nave venne commissionata dall’armatore genovese Piaggio ai cantieri navali di Glasgow che la vararono il 15 agosto 1878. In onore del sovrano di casa Savoia appena salito al trono l’armatore decise di chiamarla UMBERTO 1. La nave si distinse subito per la qualita’ dei servizi e i confort offerti ai passeggeri durante le lunghe traversate transoceaniche e lo slogan piu’ utilizzato per descrivere tali servigi era ‘’pane e carni fresche tutti i giorni’’. Con la sua stazza di 2.766 tonnellate, una lunghezza di 106 metri per 12 di larghezza e 30 cavalli di forza motore  divenne insieme al Regina Margherita un riferimento per il trasporto degli emigranti oltre oceano. Il transatlantico italiano fu il primo a ottenere la classe piu’ alta del Registro Navale Inglese. L’Umberto 1 aveva la prima classe a poppa, con cabine lussuosissime, mentre i passeggeri di seconda erano sistemati al centro della nave. L’equipaggio era composto da 80 persone. Lo scafo era di colore grigio, con una lunga tuga poppiera, un fumaiolo, due alberi ‘’a goletta’’ ed una prua dritta a veliero.Prestò servizio sulla linea Genova-Sud America fino al 1894. Due anni dopo venne trasformata in nave ospedale a Massaua fino all’avvento del primo conflitto mondiale. Destino comune a tutte le navi in tempo di guerra, venne requisita e adibita ad incrociatore ausiliario di scorta.  Alle 18.30 del 14 agosto 1917, mentre navigava in prossimità dell’isola Gallinara, venne colpita da due siluri. Dai racconti dei superstiti sembra che la nave ormai ingovernabile fosse rimasta per alcuni minuti a galla prima di affondare e l’elica, continuando a  girare, avesse ferito molti sopravvissuti che si erano lanciati in mare. Il capitano sarebbe sceso nella sala macchine in fiamme nel tentativo disperato di bloccare questo massacro e li avrebbe perso la vita.  Di sicuro l’affondamento dell’ Umberto 1 fu una tragedia visto che perirono ben 26 persone.

L’IMMERSIONE

L’Umberto 1 era una  nave costruita in legno e ferro percui, dopo quasi un secolo di permanenza sul fondo, molte delle sue strutture sono ormai scomparse. La zona meglio conservata e’ sicuramente la prua, adagiata lungo la fiancata sinistra sul fondo, appare quasi all’improvviso lasciando sempre un senso di angoscia in chi la visita. Ponendo la massima attenzione poiché e’ interamente coperta da reti e lenze, e’ possibile penetrare all’interno e ammirare le strutture che un tempo facevano da supporto ai legni dello scafo. La vista e’ spettacolare perché l’azzurro del mare e le zone buie create dalle reti e dalle strutture, danno vita a giochi di luce che fanno la gioia di qualsiasi fotosub. Continuando la visita  e’ possibile ammirare  un’apertura circolare, probabilmente l’innesto del pennone, che si affaccia verso il mare aperto e che  e’ la dimora di un grongo di dimensioni fuori dal comune. Willy, per nulla impaurito, si avvicina con fare minaccioso come a ribadire che siamo solo ospiti e neanche molto graditi.Da quest’area si ritorna all’esterno dello scafo perché le reti lasciano libero il percorso. Avremo modo di visitare la carena slanciata del piroscafo tipica dei grandi velieri di fine ottocento, navi a propulsione mista che oltre al motore a vapore facevano largo uso delle vele. Oltre alla prua, su un’area abbastanza vasta, sono presenti  parti delle antiche fiancate sparpagliate sul fondo in maniera disordinata, Per visitare questa parte di relitto occorre dedicarvi un’immersione. Pensare di farlo dopo l’ispezione alla prua e’ impossibile perché avremo già abbondantemente superato i limiti di non decompressione e rischieremmo di accumulare tempi di decompressione lunghissimi. L’area e’ molto vasta, l’orientamento difficile perché non e’ possibile indovinare l’antica struttura della nave, ma solo un groviglio di lamiere e la visibilità e’ sovente pessima  a causa del fondale limoso su cui il relitto appoggia.