Il Muro Raku fu realizzato nel 1978 su ideazione di Franco Dante Tiglio con un gruppo d’artisti albisolesi.
La terminologia RAKU intende una tecnica giapponese vecchia di 500 anni che permette la cottura delle ceramiche in mezz’ora: i pezzi, dopo essere stati cotti in forni di mattoni refrattari, sono posti, ancora caldi, in contenitori con carta e segatura. Il processo che avviene nei contenitori conferisce alla terracotta delle patine speciali.
Il muro si trova ai piedi della salita che porta alla chiesa N.S. della Concordia; è composto da 1200 mattonelle di terracotta grezze che furono messe a disposizione a 77 artisti, nel Museo della Ceramica. Ne cito alcuni: Giorgio Moiso, Danièle Sulewic, Luigi Caldanzano, Ansgar Elde, Milena Milani, Emanuele Luzzati, Esa Mazzotti …
I mattoni furono cotti per opera di Jean Santili, Adriano Bocca, Agostino Scorfani ed Enzo L’acqua, fissati al muro, senza un ordine e senza un legame compositivo (cioè a caso, senza creare un disegno preciso), fino a formare un pannello di 32 metri quadrati.
Con questa tecnica ogni singola personalità degli artisti si fonde in un tutt’uno e si annulla ad opera compiuta, che alla vista è molto d’effetto.
I temi rappresentati dagli artisti vanno dagli studi spaziali e geometrici di Mario Surbone ai colori violenti e toni freddi e distaccati di Sergio Sarri; da mele macroscopiche e spighe in gioco di composizioni di Vanni Viviani ai collage, scrittura e de-scrittura di Miles Mussi.
Il muro RAKU andrebbe valorizzato con un’illuminazione più adeguata che ne risaltasse l’impatto visivo. (Andrea Causi)