Le possibilità espressive del materiale ceramico, usato tal quale o come tessera musiva, furono individuate come adatte alla poetica del movimento futurista da ben prima della redazione del manifesto.
Ampiamente celebrata nel manifesto, la località ligure di Albissola (Albisola gioielleria imperiale) costituì effettivamente il centro principale di ceramica futurista. Qui aveva sede la Manifattura Mazzotti in cui era cresciuto artisticamente Tullio d’Albisola insieme con suo fratello Torido d’Albisola, i quali altri non erano che i figli del Mazzotti stesso e che misero l’officina a disposizione degli altri artisti aderenti al Movimento per la realizzazione delle loro opere. Vi passarono fra gli altri Bruno Munari, Lucio Fontana, Fancello, Strada, Nicolaj Dijulgheroff; la Manifattura oggi ospita un museo in cui sono raccolte alcune di queste creazioni. Al di là della notorietà raggiunta dai fratelli Mazzotti, Albisola era già uno dei centri più importanti per le lavorazioni ceramiche, caratterizzandosi per un fiorente artigianato nello stile detto “Antico Savona”
Oltre ad Albisola, l’intervento futurista sulla ceramica si sviluppò anche ad Altare, altro sito del Savonese noto per una tradizione artigiana di arte vetraria risalente al XII secolo, in cui operarono fra gli altri Enrico Bordoni, Oreste Saroldi e Isidoro Bormioli.