Castellaro – Monte S. Elena

Il Monte S. Elena, denominato localmente Castellaro, è il maggior rilievo nel tratto costiero tra la piana di Vado e Spotorno e, alle spalle dell’abitato di Bergeggi, domina un importante passaggio obbligato della viabilità costiera.

In seguito a fortuiti ritrovamenti di reperti archeologici avvenuti negli anni ottanta, grazie ad una convenzione stipulata tra il Comune di Bergeggi, la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Liguria e l’Università degli Studi di Genova, Dipartimento Archeologia e Filologia classica, il luogo è stato sottoposto a diverse campagne di scavo che con incidenza annuale proseguono ancora oggi apportando nuovi dati per la conoscenza dell’abitato.

Il sito ha rivelato la presenza di un nucleo abitativo a partire dal VI-V sec. A.C. che nel IV-III sec. A.C. si è trasformato in un castellaro, protetto da un muro di cinta intorno all’area abitata e da un altro più in basso ad ulteriore protezione di aree di uso quotidiano.

Il ritrovamento di ceramiche di varia produzione indica contatti con il mondo esterno, proponendo i Liguri come una popolazione dedita ai commerci, anche la particolare posizione del sito dimostra il desiderio di controllare le vie di passaggio verso l’interno e verso il ponente.

MONTE S. ELENA

I PRIMI LIGURI A BERGEGGI

Il Monte S. Elena, denominato localmente Castellaro, è il maggior rilievo nel tratto costiero tra la piana di Vado e Spotorno e domina un importante passaggio obbligato della viabilità costiera (gola di S. Elena).

L’importanza del sito, su base toponomastica, era già stata evidenziata da N. Lamboglia, ma la presenza di reperti archeologici, fu segnalata da Furio Ciciliot nel febbraio 1982, a seguito di abbondanti nevicate che avevano causato fenomeni di dilavamento dello strato superficiale.

Tale scoperta spinse la Soprintendenza Archeologica della Liguria ad eseguire quattro campagne di scavo tra il 1982 e il 1985.

In seguito il Comune di Bergeggi, desiderando valorizzare il sito, dal 1999 ad oggi, ha posto in atto una collaborazione con la Soprintendenza per i beni archeologici della Liguria e il Dipartimento di Archeologia e Filologia classica dell’Università di Genova, che ha portato, con le annuali campagne di scavo, nuovi dati per la conoscenza

Il sito presenta due cinte murarie concentriche, formate da blocchi in micascisto locale, larghe 80 cm. al cui interno si collocano le strutture.

Nei pressi della cinta più bassa è stato individuato un forno a fossa per attività metallurgica; lungo il muro più interno, sulla piana a nord, il ritrovamento di buche da palo e di muretti suggerisce la presenza di strutture abitative.

Sul versante sud, un muro largo cm. 40 è affiancato da buche da palo di una struttura abitativa con base in muratura e alzato ligneo (I fase); un muretto di contenimento del versante a monte ed una massicciata su cui si erigeva una struttura lignea (tettoia o recinto) rappresenta la II fase. Al momento più recente appartiene l’ampia cinta muraria larga 80 cm.

La ripresa della frequentazione avviene in età medievale (XIII – XIV secolo) con la costruzione di una torre sulla sommità del monte.

La prima fase abitativa si inquadra nel VI – V sec. a.C. per la presenza di una fibula a navicella, di anfore massoliote; la seconda nel IV – III sec. a.C. per il ritrovamento di anfore etrusche, ceramiche a vernice nera e ceramica locale ad unghiate. La continuità di vita fino alla prima età imperiale (I sec. d.C.) è documentata dalla presenza di anfore Dressel e ceramica a pareti sottili.

Si tratta di un sito di altura che nel IV – III sec. a.C. si trasforma in un Castellaro, protetto da un muro di recinzione intorno all’area abitata e da un altro più in basso ad ulteriore protezione di aree di uso quotidiano.

Le capanne erano collocate sul fianco più alto del monte, ma le attività si potevano svolgere in tutta l’area protetta (forno per la metallurgia).

Il ritrovamento di ceramiche di varia produzione, indica contatti con il mondo esterno: Taurini, Greci di Marsiglia, Etruschi, Romani, proponendo i liguri come una popolazione dedita anche ai commerci. Infatti la posizione del sito indica il desiderio di controllare le vie di passaggio verso l’interno e verso ponente.

Pur nella sua frammentarietà il materiale recuperato risulta utile per la ricostruzione di tutta la vita dell’insediamento. Le fusaiole, i bottoni in bronzo, vasi in ambra e pasta vitrea, la fibula a navicella e la borchia da cintura testimoniano di una agiatezza diffusa.