PONTILE “MARINAI D’ITALIA”

Il Pontile a mare è stato costruito nel 1966 dalla locale ex Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo.

Successivamente nel 1983 l’Amministrazione Comunale ha preso in carico detto manufatto, il quale ha le seguenti

caratteristiche:

La costruzione ha delle strutture in cemento armato centrifugate, fondate su n. 24 pali del diametro di cm. 50 del tipo cavo, conficcati nel fondo del mare col sistema a percussione.

L’impalcato del pontile in oggetto interessa una superficie di mt. 60 x 8 pari a mq. 480.

L’interasse dei pali, disposti a due a due nel senso della lunghezza, è di mt. 5,00 sia nella direzione longitudinale che in quella trasversale e portano una rete di travi costituenti l’intelaiatura di sostegno dell’impalcato del ponte con la dovuta ringhiera di protezione ed impianto di illuminazione formato da n. 12 lampioni a globo su palo in acciaio zincato dell’altezza di mt. 4,50 circa e n. 10 panchine disposte lateralmente.

E’ stato intitolato ai Marinai d’Italia con attiguo il Monumento in pietra che immortala l’eroico sacrificio del nocchiero pietrese Pietro Enrico. (Inaugurato il 1° dicembre 1996).

L’allora Assessore alla Cultura, successivamente Sindaco Comm. Giacomo Accame, a tal proposito scriveva così:

“Di Pietra Ligure, non solo la posizione geografica, ma anche il valore simbolico, è connaturato al mare. Infatti, se osserviamo l’antico Gonfalone Comunale – risalente al 1625 per il glorioso fatto d’armi che vide la nostra comunità vittoriosa in una impari battaglia – notiamo che i tre monti di Pietra, sormontati dalla croce di Genova, sono emergenti dal mare. Del resto, gli abitanti della nostra Città sono navigatori da vecchia data, audaci ed intraprendenti.

Sciabecchi, liuti, brigantini, pinchi e golette, sotto la guida dei vari locali “patroni”, solcavano i mari, già da quella che possiamo definire l’epoca eroica della vela, fino agli ultimi anni del XX secolo. L’agricoltura, così come la filatura della seta, rappresentava una minima parte dell’economia locale cosicché la speranza e gli aneliti per un avvenire migliore, erano raccolti dal mare. Veri figli di Cristoforo Colombo, grande ed impavido navigatore, la nostra gente andava per mare, non tanto alla ricerca di nuove terre, ma per quei traffici commerciali che rappresentavano anche una fonte indispensabile di sostentamento. Non solo la vicina Francia e la Spagna erano gli approdi più consueti, ma anche il mar nero, per trasportare il prezioso frumento.

Anche i minerali di ferro, dall’Isola d’Elba, servivano ad alimentare le nostrane ferriere come quella di Isallo. Non solo: gli sciabecchi, dalla forma particolare, avevano come carico il marmo ricavato dalle viscere del Monte Trabocchetto. Né va dimenticato che molti naviganti prediligevano la tranquilla rada in cui è incastonata la nostra Pietra, come approdo più sicuro e riparato dai venti di tramontana. Gente in gamba la nostra avvezza al sacrificio, e temprata alla fatica, con la pelle bruciata dal sole e l’animo rude traboccante di affetti mai sopiti.

E’ giusto e doveroso dedicare un monumento ai marinai, piccoli eroi oscuri di una guerra combattuta non solo con le armi, ma anche contro le forze della natura.

Spesso tale lotta aveva i suoi caduti, giovani vite immolate sull’altare del dovere. Si, perché già in età giovanissima, si imbarcavano per far fronte alle necessità della vita.

Del mare, spesso, non conoscevano solo la bonaccia, ma anche il repentino cambiamento di umore. In quei frangenti non restava che affidarsi al Patrono San Nicolò e supplicarlo di placare la furia degli elementi così come – nel XVI Secolo – aveva debellato la peste.

Il capitano che – dopo Dio – rappresentava la massima autorità a bordo, consacrava tutto l’equipaggio al Santo Taumaturgo. Vita grama, ma che ti entrava nel sangue divenendo una consuetudine, quasi una necessità, che forgiava il carattere e lo spirito. E per questo che il marinaio ligure – e pietrese in particolare – è un’entità a sé stante, con pochi riscontri e tratti comuni a navigatori di altri lidi. A detta di molti studiosi, furono proprio questi uomini ad insegnare l’arte del buon navigare ad altri popoli.

Ritengo che dobbiamo guardare con ammirazione questi nostri predecessori, quando i problemi del quotidiano ci sembrano insormontabili e la nostra vita troppo complessa. A riprova di ciò, ricordiamo che le cronache dell’epoca erano sempre dense di funesti avvenimenti: poteva trattarsi di volta in volta di un fortunale o di agguati pirateschi o ancora – tra la fine del 1700 e gli inizi del XIX secolo – di assalti dei corsari inglesi contro i barchi liguri, meno possenti ma più sottili e sguscianti. Certo, la vita del marinaio era sempre tumultuosa e difficile, ma quello che la contraddistingue è lo spirito di sacrificio ed il senso del dovere, ad ogni costo: in pace ed in guerra.”

Dall’Archivio Storico del Comune Pietra Ligure