Questa valletta laterale, formata dal rio Quazzola , affluente del torrente Quiliano, al quale si unisce all’inizio dell’abitato omonimo , fu in epoca romana una delle più importanti via di comunicazione che univano la zona litoranea di Vada Sabatia all’entroterra , attraverso il colle di Cadibona.
La via prese il nome di Aemilia Scauria dal console che ne decise la costruzione. Già in epoca pre-romana però , la valle doveva essere attraversata da sentieri antichissimi che congiungevano le tribù liguri della riviera a quella stanziale al di là dell’Appennino.
La val Quazzola custodisce un importante complesso di ponti di epoca romana , risalenti al I-II secolo d.c. , probabilmente al 1224 d.c. ; in epoca di poco anteriore a Cicerone , nel suo epistolario , citava questa valle come un percorso “difficillimum ad iter faciendum”.
Probabilmente proprio per migliorarne la transitabilità , furono edificati i ponti in cui restano vestigia. Sino al secolo scorso ne erano conosciuti sei : il primo , in località Treponti , proprio all’ingresso del paese , è oggi ormai del tutto interrato. Uno ancora intatto , si trova in località Ricchini , quando la strada passa dalla riva destra del torrente alla sinistra , originale nelle sue caratteristiche architettoniche, è invece profondamente rimaneggiato nei muri di sostegno.
Pare che per la costruzione fosse usata pietra locale scistosa astratta da cave che , al contrario del finalese , non sono state rinvenute. Il terzo ponte si trova in località Le Volte . si presenta però molto rimaneggiato. La larghezza dei ponti supera i cinque metri , il che dimostra l’importanza che la strada dovette assumere. Restano anche alcuni resti del quarto ponte poco a monte del precedente. Altri ruderi si trovano poco sotto l’abitato di Cadibona , dispersi nella fitta vegetazione e coperti di rovi.
Probabilmente la via Aemilia Scauria doveva ricongiungersi con una strada litoranea dal percorso molto incerto , passante forse per Carpignano, Quiliano e Tiassano in luogo leggermente elevato per evitare le paludi allora esistenti nell’ultimo tratto del torrente Quiliano.